giovedì 8 novembre 2018

Tsunami anche nel Mediterraneo, la Sicilia a rischio

Non solo Giappone, Indonesia o Cile. Gli tsunami possono verificarsi anche nel Mediterraneo. In Italia ci sono diverse zone dove maggiore è la probabilità: sono la Sicilia orientale, la Calabria ionica, il Golfo di Taranto e il Salento. Lo indica la prima mappa di pericolosità degli tsunami generati da terremoti nel Mediterraneo, Atlantico nord-orientale e mari connessi (la cosiddetta area NEAM), realizzata nel progetto europeo TSUMAPS-NEAM, coordinato dall'Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia).

Nel Mediterraneo le tre zone che possono generare i terremoti più forti, e quindi anche gli tsunami più grandi, sono l'arco ellenico, cioè la zona che va da Cefalonia a Rodi, l'arco di Cipro, che arriva fino al Libano, e l'arco Calabro. In Italia la maggiore pericolosità si ha nella Sicilia orientale e nello Stretto di Messina, in Salento, Calabria ionica e Basilicata. Nel Mediterraneo occidentale altre zone di pericolosità, seppur minore, sono Sardegna meridionale, Sicilia e Mar Ligure perché ci sono delle faglie attive sulla costa nordafricana.

Oltre all'Italia, le altre zone del Mediterraneo a rischio tsunami sono Egitto e Libia. Anche se non hanno forti fonti sismiche, la probabilità che onde altre un metro arrivino sulle loro coste è molto maggiore del pericolo che corrono Sud Italia, Grecia, Turchia e Cipro, che sono più vicine alle zone sismiche più attive della regione. La probabilità che onde più alte di cinque metri arrivino nel Nord della Libia è 25 volte maggiore di quella che ha il Sud della Sicilia.

L'Italia, in ogni caso, dal 2017 ha istituito il Sistema d'Allertamento nazionale per i Maremoti di origine sismica (SiAM), coordinato dal Dipartimento della Protezione Civile nazionale, con Ingv e Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra). L'Ingv effettua la prima parte dell'allerta, determinando i parametri del terremoto e stimando il loro potenziale di provocare uno tsunami, per poi dare i messaggi di allerta alla Protezione civile e ai Paesi dell'area euro-mediterranea.