domenica 5 gennaio 2020

Caso di trombosi sulla Iss: interviene lo specialista a distanza

Primo caso di trombosi a bordo della Stazione Spaziale (Iss) per il quale l'intervento medico è avvenuto attraverso un consulto in telemedicina che ha coinvolto per la prima volta uno specialista esterno alla Nasa. Avvenuto tempo fa e reso noto soltanto ora, è stato richiesto per una trombosi venosa profonda alla giugulare di un astronauta, la cui identità è protetta per motivi di privacy. L'astronauta si è accorto della trombosi per caso, mentre svolgeva su se stesso un test sulla circolazione sanguigna in condizioni di microgravità.

Il consulto medico, i cui dettagli sono pubblicati sulla rivista New England Journal of Medicine, è stato svolto dal dottor Stephan Moll, della Scuola di Medicina dell'Università americana della Carolina del Nord. "La mia prima reazione - ha spiegato Moll - è stata chiedere se potevo visitare la Stazione Spaziale per esaminare il paziente. La Nasa - ha aggiunto lo specialista - mi ha, però, risposto che non potevano portarmi nello spazio velocemente, quindi ho visitato a distanza".

Moll spiega che "il protocollo per il trattamento di trombosi venose profonde prevede l'uso di fluidificanti del sangue per tre mesi, per impedire - chiarisce - che il coagulo si ingrandisca e ridurre il danno che potrebbe causare in altre parti del corpo, come il polmoni. Il rischio però - ha aggiunto - è che, in caso di lesioni, ci sia un'emorragia interna difficile da arrestare".

Alla fine, considerando le scarse scorte di medicine a bordo, la scelta è caduta su un fluidificante da iniettare per 40 giorni, in attesa dell'arrivo della navicella con i rifornimenti di farmaci in pillole. L'astronauta è stato anche seguito nell'uso di ultrasuoni per monitorare i progressi della terapia. "Siamo rimasti in contatto via mail e telefono. È stato strano - scherza Moll - pensare che avevo meno difficoltà a comunicare con lo spazio che con la mia famiglia in Europa".



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