sabato 9 maggio 2020

La frittata tedesca. La Corte Ue zittisce i giudici di Karlsruhe

La frattura istituzionale provocata dalla sentenza della Corte di Karlsruhe (BVerfG) si fa ogni giorno più profonda e ingestibile. La Corte di Giustizia Europea, con un comunicato di rara veemenza seppur nel linguaggio vellutato della diplomazia, ha risposto ai giudici tedeschi che tre giorni fa hanno dato un ultimatum alla Bce di giustificare la “proporzionalità” del programma di acquisto di titoli pubblici lanciato da Mario Draghi nel 2015 per salvare l’euro. Ha riaffermato prima di tutto la sua competenza esclusiva nel giudicare la legittimità degli atti di una istituzione Ue: “Per garantire un’applicazione uniforme del diritto dell’Unione, solo la Corte di giustizia Ue, istituita a tal fine dagli Stati membri, è competente a constatare che un atto di un’istituzione dell’Unione è contrario al diritto dell’Unione” e “una sentenza pronunciata in via pregiudiziale da questa Corte vincola il giudice nazionale per la soluzione della controversia dinanzi ad esso pendente”. 

Il pasticcio creato dai giudici tedeschi è di portata epocale e non ha precedenti. Nessuno avrebbe mai immaginato che la Corte Ue rispondesse a una corte nazionale con un comunicato stampa nell’arco di tre giorni. O che venisse convocato un Consiglio direttivo d’urgenza della Bce per esaminare un verdetto nazionale. Della gravità della faccenda se ne sono resi conto anche in Germania. Wolfgang Schaeuble, presidente del Parlamento tedesco, non ha nascosto che “la situazione non fa piacere a nessuno”, situazione peraltro “difficile se la corte costituzionale tedesca non può riconoscere una decisione della Corte di giustizia europea come vincolante”. Ora, ha aggiunto il falco che da ministro dell’Economia non esitò a contestare la linea di Draghi, “può succedere che in altri Paesi venga messo in discussione l’euro, perché ogni Corte costituzionale nazionale può giudicare per sé”. 


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