lunedì 11 maggio 2020

La pillola contraccettiva fa 60 anni, simbolo liberazione donne

10 maggio 1960 sugli scaffali delle farmacie americane, approvata dalla Fda, arrivava una pillola che è nella storia non solo della medicina e delle scoperte scientifiche del '900 ma anche del costume, della società, un simbolo quasi della liberazione della donna che non a caso alla fine di quel decennio diventava elemento fondamentale dei movimenti del '68 e in particolare del movimento femminista. La pillola contraccettiva, che in Europa sarebbe arrivata nel '61, autorizzata in Italia nel '67 per fini terapeutici ma accessibile di fatto solo nel 1976 quando il ministero della Sanità abrogò le norme che vietavano la vendita della pillola anticoncezionale.

La pillola contraccettiva agisce grazie alla combinazione di piccole quantità di un estrogeno e di un progestinico. L'assunzione quotidiana di questi due ormoni inibisce gli eventi ormonali che inducono l'ovulazione. Gli ormoni come possibilità anticoncezionale si studiano dagli anni '30 ma il controllo delle nascite è stato storicamente proibito nei paesi cattolici, addirittura illegale. Si deve ad un'attivista per i diritti delle donne, l'infermiera Margaret Sanger, fondatrice della Planned Parenthood of America, rivoluzionaria e all'avanguardia per i tempi (con i fondi dell'ereditiera Katherine McCormick) la creazione portata avanti in un piccolo laboratorio dal biochimico Gregory Pincus e dal ginecologo di Harvard John Rock.

Il medicinale Enovid, definito contro i disturbi mestruali, con la dicitura sulla confezione: "questo medicinale eviterà l'ovulazione" vendette in meno di due anni, più di mezzo milione di confezioni . Rispetto agli anni d'esordio, il contenuto della pillola è profondamente cambiato con la sintesi di nuovi progestinici, il progressivo ridursi dei dosaggi e soprattutto la diminuzione degli effetti collaterali. Nel frattempo (non meno dibattuta) è nata la pillola del giorno dopo. Oggi è utilizzata da più di 100 milioni di donne nel mondo, in Italia è circa il 16% della popolazione femminile fertile ad utilizzarla.


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