giovedì 4 giugno 2020

Si punta ad anticorpo biotech contro Covid

Un anticorpo 'biotech' per curare l'infezione da Covid-19. Si tratta di un anticorpo monoclonale - ovvero riprodotto in un numero illimitato di copie in laboratorio partendo da una cellule umana - derivato in questo caso dal sangue di uno dei primi pazienti guariti negli Usa. Per la prima volta al mondo è iniziato uno studio di fase 1 sull'uomo ed i primi risultati sono attesi entro giugno, anche se sono vari i gruppi nel modo impegnati in questo ambito di ricerca già da marzo, come quello dell'azienda Gsk con la fondazione Toscana Life Sciences e l'Istituto Spallanzani di Roma.

La sperimentazione con questo primo studio di fase 1 è promossa dall'azienda farmaceutica Eli Lilly, che ha sviluppato in soli tre mesi l'anticorpo dopo che questo era stato identificato da AbCellera ed il Centro di ricerca sui vaccini dell'Istituto nazionale di allergie e malattie infettive Usa (NIAID), diretto da Antony Faucui, su un campione di sangue prelevato da uno dei primi pazienti statunitensi guariti da Covid-19.

LY-CoV555, questo il nome dell'anticorpo, è dunque un potenziale nuovo farmaco specificamente progettato per combattere SarsCov2. I primi pazienti nello studio sono stati trattati nei principali centri medici Usa. Se i risultati della Fase 1 su pazienti ospedalizzati mostreranno che l'anticorpo può essere somministrato in modo sicuro, sarà avviato uno studio di Fase 2 per valutare l'efficacia in popolazioni vulnerabili. Le terapie con anticorpi "possono rivelarsi efficaci sia nella prevenzione che nel trattamento di Covid-19", ha sottolineato Daniel Skovronsky, presidente di Lilly Research Laboratories. 

Entro "la fine del mese esamineremo i primi risultati ma nel frattempo stiamo anche avviando la produzione di questa potenziale terapia con l'obiettivo di rendere disponibili diverse centinaia di migliaia di dosi entro la fine dell'anno". La strada degli anticorpi monoclonali contro COvid-19 è stata aperta a metà marzo con il primo anticorpo di questo genere ottenuto dall'Università olandese di Utrecht. Ed i tempi per arrivare ad un farmaco effettivo di questo tipo potrebbero essere brevi, come ha sottolineato il genetista Giuseppe Novelli dell'Università Tor Vergata di Roma, anch'egli impegnato nella ricerca su questo fronte.



Nessun commento:

Posta un commento