sabato 6 novembre 2021

Pompei, riemerge una stanza abitata dagli schiavi ancora intatta


Importante scoperta alle porte di Pompei. La grande villa suburbana di Civita Giuliana restituisce una stanza abitata dagli schiavi, ancora intatta. "Eccezionale. E' rarissimo che la storia restituisca i particolari della vita dei più umili", spiega il direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel. Scoperte, dice il ministro Dario Franceschini, "che fanno di Pompei un modello di studio e ricerca unico al mondo".

Lo scavo offre uno sguardo straordinario su una parte del mondo antico che normalmente rimane all'oscuro, dalla quale affiora uno spaccato rarissimo della realtà quotidiana degli schiavi. Grazie all’affinamento della tecnica dei calchi inventata da Giuseppe Fiorelli nell’Ottocento, sono stati portati alla luce letti e altri oggetti in materiali deperibili, che permettono di acquisire nuovi interessanti dati sulle condizioni abitative e di vita degli schiavi a Pompei e nel mondo romano.

Nella stanza sono state trovate tre brandine in legno, disposte a ferro di cavallo: hanno misure diverse, la più piccola, non più lunga di un metro e quaranta, probabilmente destinata a un bambino. L'aspetto è quello di mobili essenziali, semplicissimi, "più che letti, brandine", dice il direttore. Costruiti con ingegno, però, con un sistema di modularità che permetteva di allungare o accorciare il giaciglio, a seconda dell'altezza di chi lo doveva occupare.

Niente materassi, solo una pezza di tessuto stesa su una rete di corde che il calco in gesso ha fatto ritornare alla luce con impressionante precisione. E nulla a che vedere con i letti dei signori, sempre dotati di una tavola e di un morbido materasso. I muri sono spogli, nessun colore a parte una macchia di vernice bianca in alto sotto alla piccola finestra, nel punto dove veniva appesa una lucerna. "Serviva probabilmente ad amplificare il chiarore prodotto dal fuoco", ipotizza Zuchtriegel.

Al di sotto delle brandine si trovavano pochi oggetti personali, tra cui anfore poggiate per conservare oggetti, brocche in ceramica e il "vaso da notte". Un discorso a parte meritano i tanti oggetti da lavoro: appoggiato al letto del bambino c'è proprio il grande timone del carro, era di legno ma il calco in gesso ha fatto riemergere su una parte della forcella una vistosa rappezzatura fatta con lo spago. Al centro del locale, invece, una grossa cassa con gli angoli in metallo custodiva i finimenti dei cavalli, avvolti in una pezza di stoffa.

Oltre a fungere da dormitorio per un gruppo di schiavi, forse una piccola famiglia come lascerebbe intuire la brandina a misura di bambino, l'ambiente serviva come ripostiglio, come dimostrano otto anfore stipate negli angoli lasciati appositamente liberi per tal scopo.






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