martedì 15 marzo 2022

La guerra in Ucraina spinge la stagflazione, ma l'Ue è reattiva


Il conflitto Russia-Ucraina ci spinge sull’orlo della stagflazione, ossia mancanza di crescita economica (stagnazione), accompagnata dall’aumento di costi e prezzi (inflazione), ma l'Europa ha dimostrato reattività, così come le imprese italiane. È l'analisi degli economisti Fabrizio Galimberti e Luca Paolazzi di Firstonline, che oltre a considerare i pericoli del conflitto, guardano anche ai cambiamenti che interverranno nello scenario mondiale. 

"Le sanzioni alla Russia - ritengono Galimberti e Paolazzi - non saranno tolte facilmente, anche perché utili a ridimensionare le velleità di potenza mondiale di un’economia piccola e povera (Pil pro-capite pre-pandemia due terzi dell’italiano, in parità di potere d’acquisto, e un terzo di quello italiano a cambi correnti – usando, caritatevolmente, il cambio del rublo pre-bellico)".

L’altra questione-chiave è dove andranno petrolio e gas russi, visto che Stati Uniti e Regno Unito ne hanno bandito gli acquisti e l’Ue si vuole attrezzare per fare altrettanto. "Difficilmente verranno tenuti nel sottosuolo, perché la Russia ha bisogno degli introiti della loro vendita, giacché importa il 75% di quanto consumano le famiglie. La Cina si è posizionata politicamente per acquistarli. Questo vuol dire che ci saranno dirottamenti da un Paese all’altro, con aumento dei costi di logistica, ma non ci sarà un embargo, come nel 1973-74, quando il costo del barile quadruplicò e la domenica si andava a piedi. Perciò le quotazioni torneranno a rispecchiare le condizioni di domanda (in aumento) e offerta (frenata da OPEC+), più che la paura dell’ignoto che la guerra ha causato".

La guerra, come la pandemia - fanno notare gli economisti - ha comunque accelerato le transizioni verso l’elettrico-digitale e verso le fonti energetiche rinnovabili. Quindi gli investimenti in quelle direzioni, pubblici e privati, aumenteranno.





Nessun commento:

Posta un commento