venerdì 3 giugno 2022

Record di lupi in Italia: "La convivenza con gli umani è possibile"


Sempre più lupi tra le montagne italiane, con l'ultimo censimento dell'Ispra che calcola circa 3.300 esemplari tra gli Appennini e le Alpi. Si tratta di un vero e proprio record, ottenuto anche grazie al declino dell'agricoltura in queste aree e allo spopolamento delle zone interne. Questo carnivoro ha ancora margini di espansione, in particolare sull'arco alpino, come sottolinea Luigi Boitani, biologo dell'Università di Roma.

Intervistato dall'Agi, l'esperto di questa specie traccia un quadro della situazione: "I numeri dati da Ispra producono una forchetta tra i 3.000 e i 3500 esemplari, sulle Alpi sono un po' meno di mille e il resto sono sugli Appennini. I lupi aumentano perché in Italia c'è molto da mangiare, con cinghiali, cervi e caprioli che proliferano, qualche animale domestico (ma non tanti) e molti rifiuti. In generale sono aumentati gli animali selvatici nel loro complesso, perché è diminuita l'agricoltura di montagna". Secondo Boitani, sulle Alpi potrebbe concentrarsi un incremento ulteriore della popolazione di questo predatore, dato che ci sono molte zone dove ancora non è apparso. Saturo invece l'Appennino, dove non ci sarebbe margine per un ulteriore aumento.

La vita del lupo è mutata radicalmente a partire dalla metà degli anni '70, quando ha rischiato l'estinzione perché considerata una specie nociva. Scomparso dalle Alpi e con appena un centinaiuo di esemplari sugli Appennini, il governo dell'epoca corse ai ripari, togliendo il lupo dalle specie nocive, vietandone la caccia e l'uso di bocconi avvelenati. Pochi anni dopo, venne considerato "specie integralmente protetta", con la popolazione che ha ripreso lentamente a crescere negli anni '80 e con un vero e proprio boom nel decennio successivo.

Secondo Boitani, una convivenza tra uomo e lupo oggi è possibile. "La maggior parte della gente vive nelle città, quindi il lupo e' un fantasma. Poi ci sono quelli più a stretto contatto, che vivono in centri più isolati", sottolinea il biologo, reputando sovrastimato l'impatto sugli allevamenti. "Che il lupo si mangi le pecore è una realtà, ma da noi sono pochissime ormai le greggi. Certo, localmente ci possono essere momenti di frizione fortissima ma perché molti si sono abituati a lasciare gli animali liberi, sperando di ritrovarli tutti vivi”, sottolinea. Secondo l'esperto, con questo carnivoro bisogna mettere in atto azioni che costano tempo e lavoro e guardare ai metodi del passato, quando si usciva con cani pastori e greggi più piccoli, integrando poi con attrezzature moderne come le reti elettriche e un maggior numero di persone che si occupino del bestiame. Con questi accorgimenti, secondo Boitani, i problemi verrebbero quasi azzerati.





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