domenica 26 maggio 2019

"Trieste", la nave di pace che si trasforma in super-portaerei

Di sicuro è imponente: la più grande nave militare costruita nel Dopoguerra e superata nella storia italiana soltanto dalle corazzate mussoliniane della classe Littorio. Ma sulla Trieste, varata oggi a Castellammare, aleggia un grande dubbio: che nave è? O meglio che nave sarà. Perché tanti, tra esperti ed appassionati, continuano a credere che quella entrata in mare sia in realtà una nuova super-portaerei, seppur sotto mentite spoglie.



Ufficialmente la Trieste è una Lhd, acronimo inglese per indicare una portaelicotteri. Ed è nata con una vocazione profondamente umanitaria: una “nave di pace” ossia un’unità “a doppio uso”, pronta a mettersi al servizio della Protezione civile in caso di catastrofi. Le dimensioni sono maestose: 245 metri e un dislocamento di 33 mila tonnellate. Per avere un termine di paragone, l’attuale ammiraglia - la portaerei Cavour - si ferma a 27.900 tonnellate. Il costo preventivato, poi, è altissimo: 1.126 milioni di euro. Spesa giustificata dalle dotazioni. Come il bacino allagabile, che permette di caricare nel ventre della Trieste grandi mezzi da sbarco. O la strumentazione elettronica che include il più moderno dei radar: il Kronos, orgoglio della tecnologia nazionale, capace di scoprire missili balistici a oltre millecinquecento chilometri di distanza.

Per le missioni di soccorso, invece c’è un ospedale con tutte le apparecchiature diagnostiche e le sale operatorie per curare 28 malati gravi. In più, ci sono altri 600 posti letto destinati ai nostri marines che in caso di necessità possono dare conforto a vittime di disastri, anche se le calamità dell’ultimo trentennio si sono sempre accanite su zone montuose lontane dal mare. Infine, lo spazio riservato a carri armati ed autoblindo può venire impiegato da ruspe, gru e ambulanze.


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