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martedì 28 dicembre 2021

Almeno 10 anni, perché il Covid diventi come un raffreddore


Il Covid "per diventare un semplice raffreddore probabilmente ci metterà non meno di 10 anni".  Ad affermarlo a Cusano Italia Tv è l'infettivologo Massimo Andreoni.

"Mi sembra che si stia consolidando l'idea che Omicron sia un pochino meno virulenta rispetto alla Delta - premette Andreoni - considerando quante persone vanno in ospedale rispetto al numero dei casi. Certo, se aumentano tanto i casi aumenteranno comunque anche i ricoveri. Preoccupa molto la trasmissibilità di questa variante, che è già dominante in Italia considerando che dovrebbe aver superato il 50%. Sotto un aspetto puramente epidemiologico il fatto che il virus possa aver perso virulenza ci fa piacere, perchè noi stiamo aspettando che il virus si adatti sempre di più all'uomo diventando meno aggressivo".

Quanto alle dosi booster, "Israele è già partito con la quarta dose, ma in maniera sperimentale, non perchè vi sia effettivamente un'esigenza - ricorda l'infettivologo - Loro cercano di anticipare per capire quanto effettivamente si è protetti. Lo stesso vale per chi come la Francia sta anticipando la terza dose dopo tre mesi, non ci sono dati scientifici a supporto di questo. E' uscito un lavoro che fa vedere come la vaccinazione con Pfizer dia un'ottima memoria a livello cellulare, solo che questa memoria è più difficile da misurare rispetto alla risposta anticorpale. Attualmente non vediamo malati gravi tra pazienti che hanno fatto la terza dose se non in casi eccezionali, quindi la terza dose funziona benissimo".





giovedì 23 dicembre 2021

Via libera da Aifa al vaccino anti-Covid Novavax


Via libera da parte dell'Aifa, l'agenzia italiana del farmaco, al nuovo vaccino anti Covid Novavax, dopo l'approvazione dei giorni scorsi da parte dell'agenzia europea Ema. Arrivano a 5 i vaccini contro il Covid con il via libera oggi di Aifa a quello di Novavax per gli over 18 con un ciclo vaccinale primario di due dosi a distanza di tre settimane l'una dall'altra.

"I dati disponibili, rileva la CTS di Aifa, sul vaccino Nuvaxovid - spiega Aifa - hanno mostrato una efficacia di circa il 90% nel prevenire la malattia COVID-19 sintomatica anche nella popolazione di età superiore ai 64 anni.

Il profilo di sicurezza si è dimostrato positivo, con reazioni avverse prevalentemente di tipo locale" Intanto per fronteggiare l'avanzata di Omicron si prospetta anche l'ok all'anticipo della terza dose da 5 a 4 mesi e si inizia a discutere sulla necessità di somministrare la dose booster anche agli under 18. Questo il quadro alla vigilia della cabina di regia di domani sul fronte cure e terapie. E dagli Usa l'annuncio che la Food and Drug Administration americana ha dato il via libera alla pillola per il Covid di Pfizer, che diventa così il primo farmaco da poter assumere a casa contro il virus.

In particolare il nuovo vaccino Novavax, dice il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Giorgio Palù è "un'ulteriore arma potente" per combattere il Covid, prodotto con una diversa tecnologia, con un vantaggio "rispetto ai vaccini mRna" dal momento che non ha bisogno della catena del freddo. "Sarà distribuito in un miliardo e mezzo di dosi, con il sistema Covax, nei Paesi in via di sviluppo, cosa importante" perché "c'è una necessità planetaria di vaccini" e "il virus si replica soprattutto in paesi senza protezioni", spiega Palù. Sul fronte somministrazioni, l'Italia va verso l'anticipo della dose booster da 5 a 4 mesi. Un'ipotesi, già esaminata a livello tecnico e per la quale si attende il via libera dell'Aifa, che - secondo quanto si apprende da fonti qualificate - sarebbe di prossima approvazione. La decisione sarebbe legata all'opportunità di rafforzare la risposta immunitaria anche in seguito all'arrivo della variante Omicron. "Sappiamo che a cinque mesi cala l'efficacia del vaccino, magari si potrà anticiparla o ci sarà la possibilità di prenotarla per alcune fasce d'età", dice il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri. Si rafforza inoltre anche la possibilità di estendere in Italia la terza dose anche per gli under 18 (ora il richiamo al termine del ciclo vaccinale completo è approvato dai 18 anni in su).






domenica 12 dicembre 2021

Prematuri, ritardare di un minuto il taglio del cordone


Ritardare di appena un minuto il taglio del cordone ombelicale riduce la mortalità e il rischio di disabilità dei prematuri mati prima della 30ima settimana: il rischio è ridotto del 17% nella prima infanzia e la riduzione del rischio di morte sale al 30% entro i due anni di vita del bambino; si riduce del 15% anche il rischio di dover ricorrere a una trasfusione di sangue.

Sono i risultati di un trial clinico durato due anni: resi noti sulla rivista The Lancet Child and Adolescent Health, si devono a uno studio coordinato da esperti della University of Sydney.

"Pensiamo che ritardando il taglio del cordone ombelicale i neonati riescono ad ottenere un maggior numero di globuli rossi e bianchi e di cellule staminali dalla placenta, aiutandoli a raggiungere un buon livello di ossigeno, controllare infezioni ed eventuali lesioni ai tessuti", spiega il coordinatore del lavoro, William Tarnow-Mordi. Ritardare il taglio del cordone è ormai routine nei nati a termine, -mentre per i prematuri vi è sempre stato il dubbio di tagliare immediatamente per prestare loro subito delle cure. Questo studio su oltre 1500 nati prematuri, a metà dei quali è stato tagliato il cordone con un minuto di ritardo, mostra incontrovertibilmente che è meglio aspettare.

"E' veramente raro trovare un intervento con questa sorta di impatto che sia a costo zero e non richieda niente di più sofisticato di un orologio - spiega. Questo potrebbe contribuire all'obiettivo ONU di ridurre le morti in età neonatale e infantile, obiettivo molto disatteso durante la pandemia", aggiunge.

"Applicato ovunque nel mondo, nei nati molto premature che non necessitino di rianimazione di urgenza potrebbe assicurare che 50.000 nati in più sopravvivano senza grosse disabilità nella prossima decade", dichiara Kristy Robledo che ha condotto l'analisi di follow up dello studio.

"In altre parole ogni 20 nati molto pretermine su cui si ritardi il taglio del cordone, uno in più sopravviverà senza soffrire di grosse disabilità", conclude.






giovedì 4 novembre 2021

Covid: agenzia farmaco Gb approva pillola antivirale Merck


L''agenzia regolatoria del farmaco britannica (Mhra) ha approvato oggi - in anticipo su chiunque altro in Europa - il Molnupiravir, prima pillola indicata per il trattamento del Covid a essere registrata.

La medicina, realizzata e illustrata nelle settimane scorse dal colosso americano Merck Sharp & Dohme in partnership con Ridgeback Biotherapeutics, potrà essere prescritta a chiunque sia testato positivo al Covid e abbia almeno un fattore di rischio legato a un possibile contagio grave come l'obesità, una cardiopatia, il diabete o in genere un'età superiore ai 60 anni.

Per la Mhra, il Molnupiravir è un farmaco "sicuro ed efficace", in grado di ridurre il pericolo di ricovero in ospedale per persone colpite da forme anche moderate di Covid-19 che abbiano parallelamente condizione di rischio extra.

Esso agisce interferendo nella replicazione interna all'organismo del coronavirus. La somministrazione, nei casi previsti, è consigliata il più rapidamente possibile dopo un test positivo, e comunque entro 5 giorni

"Oggi è un giorno storico per il nostro Paese" nella lotta alla pandemia, "perché il Regno Unito diventa il primo Paese al mondo ad aver approvato un antivirale contro il Covid-19 che può essere assunto a casa". Così Sajid Javid, ministro della Sanità del governo di Boris Johnson, nel primo commento a caldo alla formalizzazione del via libera dell'agenzia britannica del farmaco (Mhra) - dato oggi in anticipo su tutti - all'uso della 'pillola anti Covid' molnupiravir realizzata dal colosso farmaceutico americano Merck.

Si tratta di una medicina destinata a "cambiare le cose per i pazienti più vulnerabili e immunodepressi, ai quali questo trattamento rivoluzionario potrà essere prescritto presto", ha dichiarato Javid. Il governo della Gran Bretagna, dove dall'inizio della pandemia si sono contati circa 140.000 morti e dove i contagi alimentati dalla variante Delta hanno ripreso a viaggiare nelle ultime settimane a circa 40.000 al giorno, seppure con un impatto molto meno grave su decessi e ricoveri rispetto alle ondate pre-vaccini della pandemia, si è finora assicurato 250.000 confezioni di molnupiravir, contro le 50.000 di un Paese europeo di più o meno pari grandezza come la Francia.

Uno strumento ritenuto fondamentale a Londra per contribuire - assieme alle vaccinazioni, in particolare alle terze dosi booster già in via di somministrazione sull'isola a tutti gli over 50, ai vulnerabili e al personale sanitario o dei servizi sociali - per provare a contenere l'effetto del rimbalzo stagionale dei contagi sulle ospedalizzazioni senza ripristinare il grosso delle restrizioni: revocate in Inghilterra (mascherina obbligatoria inclusa) fin dal 19 luglio con un vasto consenso popolare e di opinione pubblica.



martedì 21 settembre 2021

Tumore al seno, un farmaco dimostra che allunga la vita


È la più lunga sopravvivenza finora raggiunta per il tumore della mammella allo stadio avanzato e permette di parlare di vera e propria cronicizzazione della malattia. Lo dimostrano i risultati dell’analisi finale di sopravvivenza globale dello studio di Fase III Monaleesa-2, che ha valutato gli effetti della somministrazione del ribociclib in combinazione con il letrozolo rispetto a un gruppo che ha avuto un placebo più il letrozolo. 

Al centro della ricerca ci sono state le donne in postmenopausa con tumore della mammella in stadio avanzato o metastatico che è risultato positivo per i recettori ormonali e che è negativo per il recettore 2 del fattore umano di crescita epidermica (Hr+/Her2-). I dati sono stati illustrati oggi nel corso del Congresso 2021 di Esmo, la Società europea di oncologia medica. 

Lo studio Monaleesa-2 ha dimostrato che dopo 5 anni, le pazienti trattati con ribociclib in combinazione con il letrozolo hanno avuto più del 50% di possibilità di sopravvivenza rispetto alle pazienti che assumevano solo il letrozolo.




giovedì 16 settembre 2021

Aifa, più farmaci antidepressivi al Nord, gli antidemenza al Centro


Dai farmaci per l'ipertensione a quelli per la tiroide, "il consumo dei farmaci è più elevato tra i soggetti residenti nelle aree più svantaggiate. e "si osservano livelli di consumo complessivamente più alti al Sud e nelle Isole per la maggior parte delle categorie terapeutiche.

Un trend inverso, con consumi maggiori nelle aree del Nord e minori al Sud, si osserva invece per i farmaci antidepressivi; infine, per i farmaci antidemenza, il tasso di consumo è più alto nelle province del Centro Italia". E' quanto rileva l'Atlante delle disuguaglianze sociali nell'uso dei farmaci per la cura delle principali malattie croniche, presentato oggi dall'Agenzia Italiana del Farmaco.

Incrociando indice di deprivazione, le prescrizioni farmaceutiche erogate e il contesto geografico, il rapporto esamina 12 patologie croniche per adulti e 3 dell'età pediatrica. "Sono i soggetti residenti nelle aree più deprivate a far registrare i più alti tassi di consumo pro capite" si legge. Pertanto, "la posizione socioeconomica non preclude l'accesso alle cure, ma è, al contrario, fortemente correlata con l'uso dei farmaci".

Questo "probabilmente a causa del peggior stato di salute di questi soggetti, che potrebbe essere associato a uno stile di vita non corretto".

Sulla base dei risultati osservati, il tasso di consumo di farmaci rispecchia la distribuzione geografica e per genere osservata dall'epidemiologia già nota delle malattie. Il rapporto conferma, infatti, che la depressione è il disturbo mentale più diffuso e che colpisce maggiormente le donne. Così come che la demenza è in continua crescita e colpisce circa 1.279.000 persone, di cui il 60-70% con Alzheimer. Mentre le patologie della tiroide sono fra i disturbi piu' comuni e sono le malattie piu' frequenti del sistema endocrino dopo il diabete. 




lunedì 30 agosto 2021

La realtà virtuale per aiutare chi è colpito da ictus


Un progetto di ricerca per testare la realtà virtuale immersiva come nuovo strumento riabilitativo per il recupero motorio dell'arto superiore, in persone con esiti di ictus cerebrovascolare. È la sperimentazione che stanno portando avanti il Centro di riabilitazione S.

Giorgio dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara e il Center for Translational Neurophysiology of Speech and Communication dell'Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Ferrara.

I vantaggi riscontrati sono molteplici, dalla possibilità di proporre esercizi di riabilitazione variegati e collegati a specifiche ambientazioni, dunque meno 'noiosi' per i pazienti, a quella di svolgere la riabilitazione da casa propria, contando sul controllo del medico da remoto. Tutto questo consente una maggior comodità per il paziente e, allo stesso tempo, una minore frequentazione dell'ambiente ospedaliero, gettando le basi per future soluzioni alternative alla prestazione "in presenza". Inoltre, questa nuova tecnologia permette la misurazione in tempo reale della cinematica dei movimenti durante lo svolgimento degli esercizi e la conseguente possibilità di monitorare in maniera quantitativa i progressi.

L'approccio si discosta da quello più tradizionale - in parte già basato sull'aspetto ludico, anche detto gamification - in quanto, grazie a comuni visori per la realtà virtuale, consente di calarsi in un ambiente immersivo in cui il paziente può agire in maniera attiva anziché svolgere esercizi attraverso uno schermo, aumentando così il coinvolgimento e il trasferimento delle abilità motorie acquisite alla vita di tutti giorni. Scopo della sperimentazione è verificare come e quanto questo intervento si traduca in un maggior recupero delle funzionalità dell'arto. 




giovedì 29 luglio 2021

Fauci: "Stesso livello virus in positivi vaccinati e non vaccinati"


"La variante Delta è totalmente dominante negli Usa. Il quadro è completamente cambiato: il livello di virus nei vaccinati che si infettano, un evento più raro che può verificarsi, è esattamente lo stesso rispetto al livello di virus nelle persone non vaccinate" che vengono contagiate. Sono le parole del professor Anthony Fauci, immunologo consulente del presidente americano Joe Biden, che nelle ultime ore ha parlato in più occasioni dopo le nuove linee guida dei Centers for disease control, che hanno raccomandato l'uso di mascherine al chiuso anche per vaccinati negli Usa. In una prima intervista a Msnbc, in particolare al programma 'All in with Chris Hayes', Fauci ha fatto riferimento a "dati chiari". "Due mesi fa, il livello di virus nelle mucose di un soggetto vaccinato era nettamente inferiore: ora la variante Delta ha cambiato totalmente lo scenario", le parole dello scienziato.

In una successiva intervista al programma, Fauci ha allargato il quadro. "Due mesi fa il Cdc ha detto che le persone vaccinate non dovevano indossare la mascherina al chiuso. Ora, è cambiata una cosa: è cambiato il virus. Il Cdc non ha fatto nessun ribaltone. Quando è stata fatta la precedente raccomandazione, avevamo a che fare soprattutto con la variante Alfa. Una persona vaccinata, se positiva, avrebbe difficilmente trasmesso il virus. Ora abbiamo a che fare con la variante Delta, che è molto più contagiosa. I dati più recenti, poi, mostrano chiaramente che quando una persona vaccinata viene infettata, può trasmettere il virus. Per questo, le linee guida sono state cambiate", dice Fauci.

"E' improbabile che una persona vaccinate, seppur positiva, vada in ospedale o muoia. Ma se un vaccinato si infetta, può trasmettere il virus a persone fragili o a bambini non vaccinati: non vogliamo che questo accada. Quando i bambini si infettano, qualcuno di loro si ammala e muore: abbiamo avuto 400 decessi tra bambini per il covid. Non bisogna pensare che l'infezione tra i bambini non sia preoccupante: dobbiamo proteggerli, anche se è meno probabile un'evoluzione grave della malattia. Il vaccino è la soluzione più immediata del problema: ci sono 100 milioni di persone in questo paese che non sono ancora state vaccinate. Dobbiamo arrivare a loro e fare in modo che si vaccinino", afferma ancora.




lunedì 19 luglio 2021

L'annuncio di Burioni sul pericolo di richiudere tutto


“A ottobre saremo costretti a richiudere tutto per difendere la libertà di vaccinarsi degli egoisti e degli ignoranti”, parole queste al veleno del virologo Roberto Burioni che ha criticato pesantemente chi decide per scelta di non vaccinarsi. Non è la prima volta infatti che l’esperto fa questo tipo di critica verso i no vax. In un precedente Tweet l’esperto aveva lanciato un appello al Governo scrivendo: “Datemi retta vaccinatevi e alla svelta. E il governo si sbrighi a prendere provvedimenti per impedire il contagio (causato solo dai non vaccinati) o si richiude tutto”.

In particolare in un suo tweet Burioni ha espresso apprezzamento verso la decisione del Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron di rendere obbligatorio il Green Pass in tutti i luoghi pubblici arrivando a scrivere che sarebbe addirittura pronto a cambiare Paese se a ottobre si dovesse nuovamente chiudere tutto: “Se per difendere in nome di non so cosa la libertà di non vaccinarsi degli egoisti ignoranti a ottobre saremo costretti a richiudere tutto con relativa catastrofe sociale culturale ed economica io vi saluterò e con il mio green pass mi trasferirò in Francia”, ha dichiarato l’esperto.

Il virologo inoltre ha scritto come vaccinarsi renda il soggetto non solo più resistente, ma anche anche meno contagioso in quei rari casi dovesse risultare positivo. Ha quindi scritto: “Nella discussione sull’obbligo vaccinale e sul green pass ricordiamo un dato oggettivo: la vaccinazione rende il vaccinato resistente all’infezione e nel raro caso in cui si infetti, è molto meno infettivo (forse per nulla). L’utilità sociale della vaccinazione non si discute”.

Non ultimo l’esperto ha ricordato il ruolo importante che hanno gli adulti nel vaccinarsi. Secondo Burioni se si vaccinano anche le persone in età adulta si creano automaticamente le condizioni per far sì che gli istituti scolastici possano rimanere aperti. “Sono dati oggettivi e da questi si deve partire per la discussione politica. Non da scemenze”. Proprio a questo proposito in un altro tweet ha scritto: “Stampatevi in mente un concetto fondamentale in virologia: nessun vaccino protegge il singolo individuo al 100%”.




sabato 17 luglio 2021

S.Raffaele: mortalità da Covid più alta tra chi ha disturbi mentali


Disturbi mentali preesistenti, in particolare disturbi psicotici, disturbi dell’umore, disturbi da uso di sostanze, disabilità intellettuali e disturbi dello sviluppo, possono costituire un fattore di rischio per un decorso più grave di Covid-19. A confermare questa associazione è un team internazionale coordinato dalla dottoressa Benedetta Vai e dal dottor Mario Gennaro Mazza, ricercatori dell’Unità di ricerca in Psichiatria e Psicobiologia clinica dell’Irccs Ospedale San Raffaele, diretta dal professor Francesco Benedetti, professore associato presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, con Livia J. De Picker, psichiatra dell’University Psychiatric Hospital Campus Duffel del Belgio.

I ricercatori, in una meta-analisi pubblicata su The Lancet Psychiatry hanno analizzato il rischio di mortalità da Covid-19, i tassi di ospedalizzazione e di ricovero in terapia intensiva nei pazienti affetti da disturbi mentali, mettendo in luce un maggior rischio di eventi severi associati al Covid-19 e quindi la necessità di approcci preventivi e mirati da parte delle autorità sanitarie verso questi individui. 

Sono stati inclusi nella meta-analisi 23 studi che comprendevano una popolazione totale di 1.469.731 pazienti Covid-19 provenienti da 22 Paesi, in una finestra temporale che va da gennaio 2020 a marzo 2021. Di questi, 43.938 presentavano disturbi mentali quali disturbi psicotici, disturbi dell’umore, disturbi da uso di sostanze, disturbi d’ansia, disabilità intellettuali e disturbi dello sviluppo.




domenica 11 luglio 2021

Speranza firma decreto test genomici gratis per tumore al seno


Il Ministro della Salute Roberto Speranza ha annunciato di aver firmato "il decreto che finanzia con 20 milioni di euro i test genomici gratuiti per le donne con tumore al seno in fase precoce e in terapia ormonale. Sono test molto importanti che aiutano a definire i trattamenti più appropriati per ogni paziente.

Rafforziamo la nostra sanità pubblica nella prioritaria lotta contro il cancro", ha spiegato con un post su Facebook.

"Siamo soddisfatti per la decisione del Ministero della Salute. Finalmente le pazienti, assistite nelle strutture sanitarie del nostro Paese, potranno accedere gratuitamente a esami fondamentali per la personalizzazione delle cure oncologiche. Da ora cambia la lotta al tumore più diffuso e frequente nel nostro Paese”. E’ quanto dichiara Francesco Cognetti, Presidente Fondazione Insieme contro il Cancro e Direttore Oncologia Medica Regina Elena di Roma.




venerdì 9 luglio 2021

Iss, i 4 vaccini proteggono da tutte le varianti


"I primi studi affermano che il ciclo completo dei 4 vaccini già approvati rimane protettivo nei confronti di tutte le Voc - cioe' le varianti che sono considerate piu' rischiose- mentre diminuisce l'efficacia che si era evidenziata dopo la prima dose". Lo sottolinea l'Istituto superiore di sanità (ISS), in un aggiornamento delle Faq sul proprio sito.

"Per quanto riguarda i farmaci in uso e in sperimentazione non ci sono ancora evidenze definitive in un senso o nell'altro". Alcuni articoli, spiega Iss, indicano che alcuni monoclonali in sviluppo potrebbero perdere efficacia da soli, ma continuano a funzionare i mix di 2 anticorpi.




martedì 22 giugno 2021

Covid-19: in Puglia pochi casi come a settembre


Con lo 0,4% di tasso di positività riscontrato, oggi è stato toccato il picco minimo degli ultimi dieci mesi. Non accadeva dallo scorso settembre di avere un numero così basso di contagi covid in Puglia, prosegue, quindi, il calo della curva pandemica.

La settimana scorsa i casi si sono ridotti del 26% rispetto a sette giorni prima, in media sono stati registrati 90 pugliesi positivi al giorno: un andamento simile a quello di fine settembre 2020, quando però il virus stava per dare vita alla seconda ondata. 

Osservata speciale, però, resta la variante indiana o "Delta", come ribattezzata dall'Oms: la task force regionale ha avviato "un'attività straordinaria di sequenziamento" dei ceppi virali Covid per limitare la diffusione del virus mutato. Nel caso di positività in persone che hanno viaggiato, che erano già vaccinate o che sono state ricoverate dopo il peggioramento della malattia, verrà avviata immediatamente l'attività di sequenziamento del virus per capire se si tratta di variante Delta. Anche in caso di nuovi focolai a rapido sviluppo verrà svolto il sequenziamento. "Abbiamo due laboratori che lavorano sul sequenziamento e siamo fra le regioni italiane che hanno depositato più sequenze", ha spiegato all'ANSA l'assessore alla Sanità, Pierluigi Lopalco.

Oggi su 4.356 tamponi sono stati rilevati 19 casi positivi: 1 in provincia di Bari, 11 in provincia di Brindisi, l'area più colpita dalla variante indiana, 1 in provincia di Foggia, 2 in provincia di Lecce, 5 in provincia di Taranto. Un caso già registrato nella provincia Bat è stato riclassificato e riattribuito. Sono stati registrati anche quattro decessi: 3 in provincia di Lecce, 1 in provincia di Taranto. Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati 2.619.454 test; sono 237.853 i pazienti guariti mentre ieri erano 237.399 (+454); i casi attualmente positivi sono 8.420 (-235); i pazienti ricoverati sono 195 (-9), non accadeva da settembre che negli ospedali ci fossero meno di 200 persone contagiate dal virus. Il totale dei casi positivi Covid in Puglia dall'inizio dell'emergenza è di 251.882. 



Partono le sospensioni per operatori sanitari no-vax


Avviate le prime procedure da parte delle aziende sanitarie di varie Regioni per la sospensione degli operatori sanitari non vaccinati per la Covid-19. Si tratta di medici, infermieri, operatori delle varie professioni sanitarie e assistenti socio-sanitari per i quali la legge prevede l'obbligo vaccinale quale requisito per l'esercizio della professione.

Ad oggi, secondo le stime della struttura commissariale per l'emergenza Covid, l'esercito di operatori 'no vax' conterebbe oltre 45mila professionisti, dei quali però solo lo 0,2% - precisano i sindacati di categoria - è rappresentato da medici. Più precisamente, secondo il report settimanale della struttura Commissariale, sono 45.753, tra medici, infermieri e personale sanitario in generale, i professionisti della sanità non ancora vaccinati in Italia: si tratta del 2,36% della categoria. 

Le Regioni con soggetti non vaccinati per questa categoria sul proprio territorio sono Emilia Romagna (14.390: il 7,87% rispetto al numero di operatori sanitari in tutta la Regione, dove a giorni dovrebbero concludersi le istruttorie), Sicilia (9.214 - 6,52%), Puglia (9.099 - 6,50%) e Friuli Venezia Giulia (5.671 -11,91%), Piemonte (2.893 - 1,90%), Marche (1.181 - 2,58%), Umbria (928 - 3,02%) e Liguria (172 - 0,29%). Alti anche i numeri nella Provincia di Trento (2.205 - 11,03%).

Per questi operatori sanitari, spiega il segretario del maggiore dei sindacati dei medici ospedalieri, l'Anaao-Assiomed, Carlo Palermo, "in prima istanza, la legge prevede che possano essere addetti allo svolgimento di altre mansioni non a contatto con i pazienti, ma ciò solo ove possibile; in secondo luogo, l'operatore o il medico può essere messo in ferie forzose. In ultima istanza, si ricorre alla sospensione dalla professione senza il recepimento dello stipendio. Non è però contemplata la possibilità di licenziamento e la norma ha comunque validità fino al 31 dicembre 2021". 



martedì 8 giugno 2021

Prima volta al mondo, tumore da rene a cuore rimosso da robot


E' durato nove ore a Milano l'intervento chirurgico per rimuovere tramite un robot un tumore esteso dal rene fino al cuore. Per la prima volta al mondo, all'ospedale Niguarda un'equipe di urologi e cardiochirurghi ha operato una paziente fragile di 83 anni combinando l'utilizzo del robot chirurgico e una speciale cannula aspirante, inserita dalla giugulare fino al cuore. Evitata così la "chirurgia open", rischiosa per età e condizioni della donna.

"Vista l'età e le condizioni della paziente - spiega Aldo Bocciardi, direttore dell'unità di Urologia - abbiamo optato per una procedura mininvasiva senza incisione addominali e senza apertura dello sterno. Per farlo siamo ricorsi al robot chirurgico, usato per rimuovere il rene, sede del tumore".

Le pinze del robot, inserite tramite delle micro-incisioni addominali sono state usate anche per rimuovere il tumore che si era infiltrato e raggiungeva il cuore. Questo è stato possibile però solo dopo che i cardiochirurghi, con la cannula aspirante, avevano rimosso parte dell'infiltrazione cardiaca, per poi spingere la parte rimanente nell'addome dove gli urologi con il robot sono stati in grado di agganciarla e asportarla completamente. 

In pochi altri centri al mondo, spiega il Niguarda, è stato utilizzato il robot per tumori renali estesi alla vena cava; nei pochi casi in cui la malattia arrivava nel cuore, non è mai stato fatto con il robot e senza aprire il torace.



giovedì 13 maggio 2021

Al via i primi test sull'uomo per lo spray nasale anti Covid


Partirà alla metà di maggio l'arruolamento per il primo studio sull'uomo che valuterà l'efficacia di uno spray nasale nel trattamento di pazienti Covid-19 con un quadro clinico lieve. La sperimentazione, che sarà condotta presso il Policlinico San Martino di Genova, ne verificherà su 57 pazienti la sicurezza e l'efficacia a ridurre la carica virale nelle alte vie respiratorie, cosa che potrebbe rivelarsi utile nel prevenire sintomi più gravi.

Il meccanismo di azione dello spray AOS2020 si fonda sull'azione di lavaggio di una soluzione coadiuvata dalla potente efficacia antimicrobica dell'acido ipocloroso, che è in grado di rimuovere e uccidere in meno di un minuto virus e batteri, incluso il Sars-CoV-2 anche nelle sue diverse mutazioni, come dimostrato in vitro da uno studio dell'Institute for Antiviral Research dell'Utah State University. L'acido ipocloroso è una sostanza prodotta dalle cellule del nostro sistema immunitario per combattere le infezioni. Questa è stata resa pura e stabile grazie a una nanotecnologia sviluppata dall'azienda Applied Pharma Researchche (Apr), che la 'intrappola' in una soluzione acquosa rendendola veicolabile sull'uomo. Prodotti simili sono già utilizzati da diversi anni in altre indicazioni.

"Lo studio clinico randomizzato valuterà se la soluzione spray, usata per irrigare, idratare e pulire le mucose nasali 3 o 5 volte al giorno a intervalli regolari, sia sicura ed efficace in pazienti positivi a Sars-CoV-2 con pochi sintomi, in aggiunta alle terapie standard, per ridurre la carica virale nel naso - spiega Giancarlo Icardi, ordinario di Igiene e responsabile della sperimentazione - Diminuire la quantità di virus presente nel naso potrebbe infatti prevenire l'insorgenza di sintomi più gravi e migliorare il decorso della malattia nella fase iniziale, riducendo anche la probabilità di trasmissione del virus anche ad altri soggetti". "Anche se il vaccino rimane la prima scelta nella lotta alla pandemia, questo dispositivo medico, semplice da usare ed economico, potrebbe fornire un ulteriore livello di protezione, particolarmente indicato per ambienti ad alto rischio come i mezzi di trasporto pubblico, negozi e scuole", dichiara Paolo Galfetti, Ceo di APR.



martedì 11 maggio 2021

Gli anticorpi in chi ha preso il virus durano fino a 8 mesi


Gli anticorpi neutralizzanti del virus Sars-CoV-2 persistono nei pazienti fino ad almeno otto mesi dopo la diagnosi di Covid-19, indipendentemente dalla gravità della malattia, l'età dei pazienti o la presenza di altre patologie. Chi non riesce a produrli entro i primi 15 giorni dal contagio, invece, è a maggior rischio di sviluppare forme gravi. Sono i risultati dello studio condotto dall'Ospedale San Raffaele di Milano con l'Iss.

Lo studio è stato condotto seguendo nel tempo 162 pazienti positivi al SarsCoV2 (di cui il 67% maschi e un'età media di 63 anni), con sintomi di entità variabile, che si sono presentati al pronto soccorso del San Raffaele durante la prima ondata della pandemia.

I primi campioni di sangue sono stati raccolti a marzo-aprile 2020, mentre gli ultimi a fine novembre 2020. Il 57% dei malati studiati soffriva di una seconda patologia, oltre al Covid-19 al momento della diagnosi: ipertensione (44%) e diabete (24%) le più frequenti. Su 162 pazienti, 134 sono stati ricoverati.

Si è così visto che la presenza degli anticorpi neutralizzanti, pur riducendosi nel tempo, è risultata molto persistente: a otto mesi dalla diagnosi erano solo tre i pazienti che non mostravano più positività al test, e questo indipendentemente dall'età dei pazienti o dalla presenza di altre patologie. Il 79% dei malati arruolati ha prodotto questi anticorpi entro le prime due settimane dall'inizio dei sintomi.

"I pazienti incapaci di produrre anticorpi neutralizzanti entro la prima settimana dall'infezione - spiega Gabriella Scarlatti, coordinatrice della ricerca - andrebbero identificati e trattati precocemente, in quanto ad alto rischio di sviluppare forme gravi di malattia". Dai dati analizzati i ricercatori hanno anche verificato che la riattivazione degli anticorpi pre-esistenti per i coronavirus stagionali (come quelli del raffreddore) non rallenta la produzione degli anticorpi specifici per il SarsCoV2 e non è associata ad un maggior rischio di forme gravi di Covid-19.

I risultati di questo studio "ci danno due buone notizie - conclude Scarlatti -. La prima è che la protezione immunitaria data dall'infezione persiste a lungo. La seconda è che la presenza di una pre-esistente memoria anticorpale per i coronavirus stagionali non costituisce un ostacolo alla produzione di anticorpi contro il SarsCoV2". Il prossimo passo sarà capire se queste risposte efficaci si mantengono anche con la vaccinazione e contro le nuove varianti circolanti.



lunedì 10 maggio 2021

Vaccini, l'Ue non rinnova il contratto con AstraZeneca


Europa e Astrazeneca verso il divorzio. La Commissione non ha rinnovato il contratto con l'azienda anglo-svedese in scadenza alla fine di giugno.

Una mossa attesa dopo che Bruxelles aveva avviato un'azione legale per inaffidabilità contro il produttore di vaccini anti-Covid. Intanto, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, attacca: "c'è una carenza di vaccini a livello nazionale", mentre il Lazio ha esaurito le prenotazioni di Pfizer per maggio e la Lombardia da mezzanotte apre alle somministrazioni per gli over 50. Forte dei contratti siglati con gli altri rappresentanti di Big Pharma dimostratisi più affidabili, l'Europa si prepara dunque ad interrompere le forniture di AstraZeneca con la fine del semestre.

"Non abbiamo rinnovato l'ordine dopo giugno. Vedremo cosa succederà", ha detto il commissario al Commercio interno, Thierry Breton. Breton non ha espresso critiche nei confronti del vaccino, che ha invece definito "molto interessante e molto buono", soprattutto "per le condizioni logistiche e le temperature" cui può essere conservato. Ora, ha sottolineato tuttavia il commissario, "abbiamo iniziato con Pfizer a lavorare con la seconda fase e i vaccini di seconda generazione".

Nel primo trimestre dell'anno AstraZeneca ha consegnato alla Commissione europea un quarto delle dosi pattuite: 30 milioni invece di 120 milioni. Il vaccino ha poi avuto una storia difficile col blocco delle somministrazioni deciso per alcuni giorni dall'Ema, in seguito rientrato, mentre alcuni Paesi lo hanno definitivamente sospeso. Bruxelles ha dunque deciso di scommettere su altri produttori ritenuti più sicuri ed in grado di soddisfare il fabbisogno dei 27 nella seconda parte dell'anno. Anche in Italia, peraltro, l'appeal del siero anglosvedese è quanto mai altalenante. Nei frigoriferi ne rimangono conservate oltre un milione e mezzo di dosi, mentre ne sono state somministrate il 77% di quelle consegnate. Pfizer si attesta invece al 94% e Moderna al 73%.



sabato 8 maggio 2021

L'Italia quasi tutta gialla, tre arancioni e nessuna in rosso


L'Italia diventa sempre più gialla e in vista del tagliando alle misure anticovid previsto dal governo per la prossima settimana le Regioni chiedono di rivedere i parametri che determinano i cambi di colore, a partire dall'Rt, l'indice di diffusione del virus: "è poco affidabile e va superato". Il monitoraggio del ministero della Salute conferma il lento e costante miglioramento della situazione epidemiologica, con l'incidenza che scende a 127 casi ogni 100mila abitanti, anche se per la seconda settimana consecutiva l'Rt sale lievemente e a livello nazionale è ora a 0,89.

Numeri che si riflettono sui colori delle regioni: il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato le nuove ordinanze in base alle quali da lunedì nessuna sarà più in zona rossa e in arancione rimarranno solo Sardegna, Sicilia e Valle d'Aosta, che era l'ultima dove erano in vigore le massime restrizioni. Bar, ristoranti, cinema e teatri rimarranno ancora chiusi e sarà possibile spostarsi solo all'interno del comune. Basilicata, Calabria e Puglia si aggiungono invece al resto d'Italia in zona gialla già da due settimane: si potrà tornare a cena fuori e ci si potrà spostare senza limitazioni.

Sono 10.554 i positivi al test del coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute (contro 11.807 del giorno prima). Sono invece 207 le vittime in un giorno (giovedì 258). Sono 328.612 i tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore. Giovedì i test erano stati 324.640. Il tasso di positività è del 3,2% (giovedì era al 3,6%). I pazienti ricoverati terapia intensiva per il Covid in Italia sono 2.253, in calo di 55 unità rispetto alle 24 ore precedenti nel saldo quotidiano tra entrate e uscite, mentre gli ingressi giornalieri sono stati 109 (127 il giorno prima). Nei reparti ordinari sono invece ricoverate 16.331 persone, in calo di 536 unità.

"La curva in Italia è in decrescita mentre in altri paesi Ue la situazione è altalenante e di transizione. La decrescita in Italia è sempre lenta ma il dato significativo è che questa settimana in tutte le regioni e province autonome è registrata una decrescita". Lo ha affermato il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, alla conferenza stampa sull'analisi dei dati del monitoraggio settimanale della Cabina di regia. 



giovedì 29 aprile 2021

Emesso un francobollo dedicato alle professioni sanitarie


E' stato emesso oggi dal Ministero dello Sviluppo economico il francobollo dedicato alle professioni sanitarie, appartenente alla serie tematica "Il Senso civico", che è stato presentato nel corso di una cerimonia a cui hanno partecipato il Ministro Giancarlo Giorgetti, il Presidente di Poste Italiane Maria Bianca Farina e l'amministratore delegato dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato Paolo Aielli, nonché i rappresentati delle categorie sociosanitarie celebrate nel francobollo. "Grazie a tutti voi per la partecipazione e la presenza a questa occasione speciale.

L'emissione del francobollo in vostro onore - ha detto Giorgetti - è un ulteriore riconoscimento per quello che avete fatto e continuerete a fare sul fronte di questa battaglia contro il virus".

"Questo francobollo, per altro bellissimo, fatto per rimanere nel tempo testimonia - aggiunge il ministro - la drammatica fase storica che viviamo ma anche tutto quello che è stato fatto nella lotta contro il Covid. Non mi riferisco solo al profilo medico in senso stretto ma anche all'alto senso civico dimostrato, all'assistenza umana e di conforto che tutti, medici, infermieri e operatori socio sanitari, avete dato ai malati rispetto a una cosa di cui si ignoravano le conseguenze.

Un pensiero e un senso di gratitudine, delle Istituzioni e mio personale, voglio rivolgerli anche a chi oggi non è presente e alle famiglie di tutti coloro che hanno pagato anche con la vita la lotta al Covid".

A rappresentare, simbolicamente, tutte le operatici e operatori sociosanitari presidenti e delegati delle federazioni e consigli nazionali, Filippo Anelli (FNOMCeO), Luciana Becherini (FNCF), Vincenzo D'Anna (ONB), Francesco Della Gatta (FNO TSRM PSTRP), Gaetana Ferri (FNOVI), Gianmario Gazzi (CNOAS), Andrea Mandelli (FOFI), Barbara Mangiacavalli (FNOPI), Saverio Proia (CNOP), Patrizia Proietti (FNOPO).